sabato 26 novembre 2016

Thanksgiving Day!


Thanksiging Day!
E dopo Halloween, un’altra delle tipiche feste americane è ormai alle spalle. Come già detto nello scorso post, il Thanksgiving day è una tra le feste più sentite e più conosciute in America, quindi mi ritengo fortunato ad averne trascorso uno nello spirito americano. Sicuramente, questa festa è conosciuta in tutto il mondo per il tacchino gigante servito in tavola ed io ho avuto modo di provarlo. Era squisito.
Prima ancora che questa festa cominciasse si poteva sentire l’agitazione e l’entusiasmo della gente, in gran parte dovuto al fatto che, in occasione del Thanksgiving, le famiglie si riuniscono intorno ad una tavola calda e ridono, giocano, guardano football. Stanno insieme. Questa festa è un momento di riunione famigliare, che negli USA è abbastanza raro, ed è questo che la rende così attesa. Io, che in Italia sono abituato a riunirmi con la mia famiglia ogni settimana, non sarei stato in grado di capire del tutto l’importanza di questa festa, se non avessi vissuto questi tre mesi e mezzo qui e non avessi visto quanto impegnata e frenetica sia la vita di ogni giorno, la quale impedisce loro di riunirsi spesso intorno ad una tavola apparecchiata con tutta la famiglia (nonni, cugini, zii, etc).
Per quanto riguarda il mio Thanksgiving, l’ho trascorso con la famiglia a casa della madre della mia hmom, dove abbiamo mangiato, guardato la tv e giocato con le carte napoletane, che ho insegnato loro a usare.
Detto questo, vorrei concludere questo post con un elenco delle cose di cui sono grato. Difatti, in occasione di questa festa, la gente fa mente locale di tutte le cose di cui è grato nella vita. Mi sembra, quindi, opportuno, che lo faccia anche io.
Ecco qui, in ordine casuale e non di importanza, l’elenco delle cose di cui sono grato:
1.       Essere qui negli USA.
2.       La mia meravigliosa famiglia italiana (che ha avuto il coraggio di mandare un figlio dall’altra parte del mondo per un anno)
3.       La mia meravigliosa famiglia americana (che mi ha accolto come fossi figlio loro e che non mi fa mancare niente)
4.       Me stesso (sì, sono grato di me stesso, per quello che sono e per quello che sarò)
5.       I miei amici (sono grato di aver trovato degli amici così unici)
6.       La mia scuola (sì, sono grato di aver scelto di frequentare il liceo classico, che ho realizzato solo adesso che sono via quanto sia utile)
7.       Il cibo italiano (sia benedetto)
8.       Di aver imparato a cucinare il cibo italiano prima di venire qui
9.       Il caffè
10.   La tecnologia (grazie alla quale posso comunicare con i miei amici e la mia famiglia dall’altra parte del mondo)
11.   Netflix
12.   Le difficoltà che ho dovuto affrontare
13.   Mezzi di trasporto
14.   La scuola americana (che mi ha dato la possibilità di provare classi che non avrei mai potuto provare altrimenti
15.   I miei amici americani e quelli di AFS

Penso di averne elencate abbastanza e questo mi fa comprendere che ci sono tantissime cose di cui dovrei essere grato nella mia vita. Penso che tutti noi ci soffermiamo a pensare a quello che la nostra vita potrebbe essere e che invece non è, a quello che potremmo avere e non abbiamo, a quello che ci affligge e ci sconforta. Vediamo qualcuno a cui accade qualcosa di speciale e pensiamo “Perché non è successo a me?” e ci dimentichiamo di tutte le cose belle, anche se piccole (forse così piccole che nemmeno ce ne accorgiamo), che ci accadono ogni giorno. Dovremmo tutti pensare più spesso a quello che abbiamo avuto e che abbiamo, a quello che ci ha resi quello che siamo. È più facile criticare che rendersi conto di quante cose abbiamo che rendono la nostra vita unica e grandiosa.

venerdì 4 novembre 2016

Halloween!













Ebbene signori, scusate se non ho scritto nulla ultimamente, ma ho avuto un periodo piuttosto impegnativo (che sta ancora continuando visto che fra due settimane avrò gli esami di fine trimestre per ogni classe).
Oggi parliamo di Halloween, una delle feste sicuramente più sentite negli USA. Diciamocelo, tre sono le feste più conosciute e invidiate qui negli States: Halloween, il Thanksgiving Day e Natale. Io ne ho appena vissuta una…ed è inutile dire che questa festa non è venuta meno alle mie aspettative. Ho fatto cose che in Italia non avevo mai provato, una di queste è l’intaglio della zucca, per esempio, che consiglio a tutti di fare se non lo avete mai provato. Mettetene qualcuna sui vostri balconi o nei vostri giardini! Io sicuramente lo rifarò il prossimo Halloween, quando sarò in Italia.
Per quanto riguarda le feste, sabato sono andato ad una in maschera organizzata a casa di un’altra exchange student che ha invitato tutti gli altri exchange e altri amici americani. Io mi sono truccato da zombie (sì, lo so, lo so, che originalità!).  Cosa buona era che c’era anche Raffaele, l’altro ragazzo italiano, quindi ho avuto modo di parlare italiano.
Domenica, invece, sono andato con il mio host dad e mio fratello Max ad una “haunted house” che era praticamente una casa dell’orrore davvero ben fatta che mi ha davvero divertito (nell’attesa di entrare ho anche mangiato una mela caramellata che vendevano all’ingresso, giusto per provare).
Ma arriviamo a Lunedì, 31 Ottobre, giorno di Halloween. Per cominciare, siamo andati a scuola (sì, perché qui non si festeggia la festa di ogni Santo e quindi si va a scuola normalmente…). Come ci si aspetta dagli americani, c’erano persone vestite in costume ovunque e a mensa hanno anche fatto la gara per il costume più bello. Anche i professori erano vestiti, ma c’erano alcuni che si sono davvero superati e hanno addobbato la classe con addobbi impensabili (come potete vedere nella foto). Inoltre, in alcune classi ci venivano date delle caramelle e in altre c’erano delle gare dove chi vinceva otteneva dolci.
Infine, ultima cosa che abbiamo fatto, sempre lunedì, è stata andare a fare “trick or treat” di casa in casa per le strade di Chelsea, anche se in verità più che “dolcetto o scherzetto”, dicevo “Sono un exchange student, datemi la caramelle” che, vi assicuro, funziona alla grande.
In conclusione, Halloween è una delle feste che più di tutte volevo vivere qui in America e adesso che l’ho fatto, mi rendo sempre più conto di quanto questo mio sogno sia diventato una realtà quotidiana della quale non mi stancherò mai.

E adesso a noi Thanksgiving day!

mercoledì 12 ottobre 2016

HOMECOMING!



Signori e signore, oggi si parla di Homecoming! Ho aspettato a fare questo post perché volevo far terminare la settimana per potervi descrivere tutto in maniera completa.
Dunque, per chi non sapesse cos’è l’Homecoming, è una tradizionale festa americana in cui si riuniscono gli studenti delle high school e quelli che ormai sono in college che appunto “tornano a casa” (da qui il termine “homecoming”).
La cosa bella di questa festa non è tanto il party in sé, al quale puoi andare in gruppo o invitando una ragazza come al Prom (e per invitare qualcuno dei farlo in una maniera originale, quindi con cartelloni o qualunque cosa ti venga in mente), ma la cosa davvero stupenda è la settimana che precede il ballo.

Sì, perché dovete sapere che dal lunedì fino al venerdì ci sono svariate attività che ti tengono impegnato (e per attività, intendo gare).
Innanzitutto va detto che ogni giorno della settimana c’è un topic da rispettare nel vestirsi e quindi tutti gli studenti si vestono nello stesso, stravagante, modo.

Ora vi elenco i topic della settimana.

Lunedì: PJ DAY (PIGIAMA DAY)
Martedì:
·          -  SENIOR: GREEK DAY (TUTTI VESTITI DA GRECI)
·          - JUNIOR: THOUSAND ISLAND (TUTTI VESTITI DA HAWAIANI)
·          - SOPHOMORE: WESTERN (TUTTI VESTITI DA COWBOY)
·         - FRESHMAN: MOSTARD (TUTTI VESTITI DI GIALLO)
Mercoledì: GROUTFIT DAY  (TUTTI VESTITI DI GRIGIO)
Giovedì: PLAID DAY (TUTTI VESTITI IN CAMICIA)
Venerdì: BLUE AND GOLD DAY (I COLORI DELLA SCUOLA)

Ora, lo so che per la maggior parte sono topic banali, ma cercate di immaginare quanto fosse pazzesco e strano vedere per la scuola greci, cowboy, hawaiani, persone dipinte in volto di blu e oro, ma soprattutto persone in pigiama! È stato assurdo. Ho visto i pigiami più assurdi della mia vita: pigiami con la pelliccia, pigiami con sopra un maialino, pigiami dei minions, etc. Per non parlare delle pantofole (perché sì, avevano anche le pantofole!). Vi giuro, è stato stupendo.
C’è da dire inoltre che per coloro che si attenevano al topic del giorno, venivano assegnati punti che andavano alla squadra di appartenenza (le squadre erano quelle relative all’anno, quindi la squadra dei Senior, dei Junior, dei Sophomore e dei Freshman). Questo perché alla fine della settimana, è stata annunciata vincitrice la squadra con più punti.
Inoltre, i punti si potevano ottenere anche in altri modi, ossia attraverso le gare. Queste si tenevano durante la pausa pranzo e consistevano in alcuni giochi, come il Trivia Game (ossia rispondere a delle domande di cultura generale), oppure una caccia al tesoro in cui bisognava trovare oggetti nascosti per la mensa, o ancora fare una piramide umana di 6 persone.
Infine il venerdì, a conclusione della settimana, si è tenuta nella palestra la Pep Rally, ossia un’assemblea dove si sono riuniti tutti gli studenti e si sono svolte le ultime gare per decretare il gruppo vincitore. Questo è stato in assoluto il momento più bello di tutta la settimana perché oltre a gare stupende (dodgeball, basketball, gara di velocità nel mangiare, etc) c’erano le icone delle assemblee americane, ossia la banda, le cheerleader e il bulldog che faceva da mascotte.



Dopo la fantastica assemblea è seguita la nomination delle candidate a regina del ballo e quindi una parata che si è tenuta nel pomeriggio dove hanno sfilato carri con sopra tutte le candidate.
Nel pomeriggio, sempre di venerdì, si è tenuta un’importante partita di football americano in celebrazione dell’Homecoming.



Quindi giungiamo a sabato, giornata del ballo. In pratica non me ne avevano parlato molto bene, perché la considerano una festa poco raccomandabile, ma tutto sommato devo dire che è stata davvero bella e tranquilla. Sono andato con i ragazzi di Intercultura e una volta lì abbiamo trascorso due ore ballando e cantando (la cosa triste è che mentre io cantavo le canzoni inventando le parole, gli americani giustamente cantavano perfettamente ogni singola canzone, facendomi sentire ignorantemente stupido).
Dunque, questo è stato il mio primo e ultimo Homecoming 2016, che mi ha semplicemente ricordato il motivo per cui sono davvero felice di essere venuto in America.

Detto questo, ci sentiamo al prossimo blog! Bye!

domenica 25 settembre 2016

Camping in stile Camp Rock!


Partiamo dal presupposto che, come ripeto sempre, io sono cresciuto con i film americani e quando ero piccolo ricordo di essere stato in fissa con Camp Rock. Insomma, chiunque vorrebbe star lì, in quel magico posto immerso nella natura, con laghi, chitarre, musica, amici e totale divertimento. Beh’, non avrei mai pensato di dirlo (e nel farlo mi viene la pelle d’oca, credetemi) ma anche io ho avuto l’opportunità di vivere un’esperienza simile. Sì, perché lo scorso week-end siamo andati in camping con Intercultura in Nord Michigan, in un posto meraviglioso, isolato dal mondo e a stretto contatto con la natura. Non trovo le parole per descriverlo, ma ci proverò comunque.
Dunque, siamo partiti da Chelsea venerdì mattina verso le 12:00 per arrivare a destinazione alle 15:00 (o forse di più, non ricordo bene). Prima di continuare, lasciatemi dare la brutta notizia. So che anche solo leggerlo sarà per voi un duro colpo, so che molti potrebbero non farcela, io stesso ho messo in dubbio la mia intera esistenza quando l’ho saputo, credendo anche di non farcela, ma per fortuna sono in qualche modo sopravvissuto. Dunque, ecco la brutta notizia (siate forti): ci hanno tolto i telefoni per 3 giorni. Ecco, l’ho detto. Perché? Per farci “socializzare”. Ma il problema più grande nel lasciare il cellulare sta nel fatto che così facendo non ho potuto fare foto a quel posto meraviglioso e quelle che vedete adesso sono riuscito a farmele inviare o a trovarle su Facebook da quei pochi che le avevano fatte con le loro macchinette fotografiche.
Ma procediamo. Appena arriviamo sul posto (che abbiamo dovuto raggiungere con una barca, perché appunto è isolato dal resto del mondo) veniamo accolti su un pontile da un uomo e cominciamo a guardarci in giro, ignorando totalmente quello che sta dicendo. Il camping è costruito su un piano in pendenza, talmente ripido che per scalarlo digerisci pranzo e cena. Sulla parte bassa si trovano la sala pranzo e quella svago (con tanto di chitarre attaccate alle pareti, pronte per essere suonate), mentre nella parte alta si diramano i vari dormitori, ciascuno con un nome diverso (io ho dormito in quello numero 2, chiamato Whispering Pines). Dietro i dormitori c’è un amaka sospesa in aria tra gli alberi, talmente grande da sembrare una gigantesca ragnatela che si estende tra gli alberi, e, vi giuro, sarei potuto star lì steso per giorni. Sulla riva del fiume, praticamente nella parte più bassa di tutto il camp, vi è un tavolo da ping pong e una panchina dove abbiamo passato un sacco di tempo.

Ma torniamo alla narrazione. Appena arrivati veniamo divisi in gruppi per i dormitori e ci viene dato il tempo di sistemare i nostri effetti, con appuntamento nella sala pranzo per una riunione sul da farsi.
Ah, aspettate! Mi sono dimenticato di dirvi che non ero l’unico italiano. Ebbene sì, dopo un mese e più senza parlare italiano con qualcuno, posso finalmente annunciare che non sono più solo. C’è un altro ragazzo italiano ad Ann Arbor, una città ad una ventina di minuti dalla mia, con il quale ho trascorso questo week-end (in verità, c’era anche una ragazza italiana al camping ma si trova a più di un’ora di macchina da me).
Dopodiché, abbiamo passato tutto il resto della giornata facendo giochi (per lo più stupidi, come il mimo o il telefono senza fili) e suonando con le chitarre un sacco di canzoni conosciute in tutto il mondo (Thinking out loud, Let her go, All of me,
Radioactive e…la mia memoria si ferma qui perché non ricordo che altre canzoni abbiamo suonato).
Ah, una piccola osservazione: eravamo molto limitati con le canzoni perché nessuno poteva trovare gli accordi su internet, visto che nessuno aveva il telefono. Ecco, vedete? I cellulari servono! Senza non possiamo fare nulla! Ah, altra piccola osservazione: mi sono portato le carte napoletane al camping e ho insegnato ad alcuni ragazzi a giocare a scopa. Qual è il punto? Dovevate vedere la loro reazione nel vedere carte che non riuscivano a riconoscere! L’asso di denari lo scambiavano per un 8!
Insomma, finita la serata siamo andati a dormire (e qui non vi dico quante persone abbiano sbattuto, siano inciampate o si siano perse al buio nel tentativo disperato di trovare la strada nel bosco per il proprio dormitorio. Il che mi riporta a sottolineare l’importanza del telefono! Avremmo avuto la torcia! Ok, ce la siamo portati, ma tutti se l’erano dimenticata nella valigia perché, diciamocelo, chi usa più le torce! Esiste l’app sul telefono!).
Il giorno seguente è cominciato nel migliore dei modi, con una noiosissima orientation di 3 ore e mezza in cui, oh guarda, hanno ripetuto LE STESSE ED IDENTICHE COSE CHE CI HANNO DETTO E RIDETTO FIN DALLA NOSTRA ISCRIZIONE AD INTERCULTURA. BASTA. HO CAPITO. NON HO ALCUNA INTENZIONE DI INFRANGERE QUELLE MALEDETTE REGOLE FACENDO L'AUTOSTOP AD UN VEICOLO A CASO! È PASSATO UN MESE E MEZZO, DATEMI PACE!
Ma subito dopo, tutto è cominciato ad andare meglio, perché, finito il pranzo, siamo andati a vedere il Lago Michigan, uno degli paesaggi più impressionanti che abbia mai visto. Acqua senza alghe, di un blu che sfuma fino a diventare un azzurro cristallino vicino alla riva. Dolce, fresca e sconfinata, tanto da sembrare mare. Per non parlare dell’enorme salita di sabbia che, oltre ad essere un sfacchinata immane da scalare, era uno spettacolo mozzafiato. Vi giuro, ho ancora la pelle d’oca.
Siamo tornati al camp verso le 18:00 e abbiamo cenato, dopodiché ci siamo messi a giocare a ping pong e a suonare le chitarre sulla panchina vicino al tavolo, finché non ho scoperto dell’esistenza dell’hamaka e ho trascorso lì il resto della serata. Alle 20:30 è iniziato il falò in spiaggia, sulla riva del lago che ci ha regalato un tramonto bellissimo. E anche lì abbiamo suonato e cantato proprio come se fossimo all’interno di Camp Rock.
Ma noi avevamo qualcosa in più. E non sto scherzando. Sapete cosa? La nostra differenza culturale e linguistica. Perché sì, non dobbiamo dimenticarci che lì eravamo in 30 persone e quasi tutte di paesi diversi, con culture diverse, lingue diverse, storie diverse. Ed è stato stupendo vedere come in quel mare di lingue differenti, persone provenienti da tutto il mondo abbiano trovato punti di contatto tra le culture, cose in comune. L’aria era colma di voci e di parole diverse che si differenziavano tra loro per la vastità di accenti, toni e significati, come se ci fosse un grande arcobaleno del suono invisibile.
Insomma questo è stato il mio week-end in stile camp Rock che sicuramente non scorderò mai.




domenica 11 settembre 2016

LA SCUOLA AMERICANA!


Hey, everybody. Oggi, come promesso, si parla di scuola! È finalmente arrivato il momento di mettere insieme tutte le informazioni che ho accumulato durante questa mia prima settimana scolastica.
Dunque, questo post sarà probabilmente lungo, ma è doveroso per spiegare bene come funziona qui l’istituzione scolastica e soprattutto com’è stata questa mia settimana.

INFORMAZIONI GENERALI
Mensa scolastica
Allora, partiamo con le informazioni tecniche. La scuola americana, come penso sappiate, va dal Lunedì al Venerdì (il sabato ci si riposa a casa, che bello!) e dura dalle 8:00 di mattina fino alle 15:00 del pomeriggio, dopodiché quasi tutti hanno attività nei vari club, quindi si rimane a scuola per un tempo che può variare a seconda del club frequentato (io finisco alle 17:00 col club di tennis, ma so di persone che stanno nella banda che finiscono molto più tardi).
Durante l’orario scolastico si hanno 5 classi (sì, perché non esistono le materie, ma le classi) e una mensa, il cui orario cambia a seconda delle classi scelte e non è quindi uguale per tutti (anche perché sarebbe difficile mettere 400 e passa ragazzi in un’unica sala), ad esempio la mensa può essere A (dopo la seconda classe), B (a metà della terza classe) o C (dopo la terza classe). Io ho il pranzo C. Inoltre, altra caratteristiche è che gli alunni vanno di classe in classe perché ogni docente ha la sua aula (ciascuna arredata in maniera diversa a seconda  dei gusti dell’insegnante).


ATTREZZATURA


Chiarito questo, prima di parlare delle classi, vorrei soffermarmi su un punto: l’attrezzatura. Dire che la scuola americana è ben fornita, credetemi, è dire poco. Credete che stia esagerando? Bene, sappiate che ad OGNI SINGOLO STUDENTE viene dato un iPad da tenere durante tutto l’anno (sì, poi lo dovete restituire, già vi vedo domandare “ MA POI TE LO TIENI?????”. NO.) A che serve? Per tutto. Non si può andare in classe senza di esso, è essenziale. Leggi dal tuo iPad, segui la lezione dal tuo iPad, fai le verifiche sul tuo iPad, copi con il tuo iPa…ehm, volevo dire, senti musica dal tuo iPad (sì, perché si può sentire musica durante alcune ore o alcuni momenti, come quando disegni o leggi).
Per non parlare del registro elettronico, che ha un’importanza vitale. Nessuno usa diari, c’è tutto su un’applicazione chiamata Haiku. I professori caricano i file della lezione, impostano le date per ogni minima cosa fin da un mese prima, quindi, per dirvi, so già tutto quello che devo fare da qui a un mese. Ed, inoltre, ogni classe ha una sezione nel registro elettronico dove viene appunto detto tutto quello che c’è da svolgere o è stato svolto.
Attenzione, non mi riferisco al piccolo riassunto sul registro elettronico come si fa in Italia, che di certo non manca.

Esempio italiano: “Giorno 10 Ottobre, assegnato Tizio e Caio da studiare da pag. 8 a pag. 10”.

No, c’è proprio il file della lezione che volendo puoi aprire, rileggere, studiare dal tuo iPad. In più ci sono i comandi degli esercizi, le sottosezioni per ogni singolo compito assegnato e così via.

Esempio americano: Registro elettronico > Classi > Letteratura Americana > Settimana 1: Early Settlers > Cristoforo Colombo > File da studiare > Esercizio da svolgere (con tanto di foto)

In parole povere: semplicemente organizzatissimi.


Concludo, sempre per quel che riguarda l’attrezzatura, parlando della struttura scolastica. Scuole immense. E sia chiaro, questo è possibile perché qui non esistono tante scuole con indirizzi diversi ed è quindi normale pensare che ce ne siano poche ma enormi. Perché non esistono gli indirizzi? Perché ognuno può scegliersi le materie che vuole all’interno della stessa scuola.
Le attività sportive all’infuori della scuola non esistono, esistono i club e di conseguenza la scuola è fornita di tutto il necessario. Per la città non trovi campetti da calcio, da tennis, da pallavolo. No. Tutto si trova a scuola. E quindi abbiamo: 16 campi da tennis (8 all’high school e 8 alla middle school), 3 o più campi da calcio (il posto è troppo grande non sono ancora riuscito a contarli tutti), 3 o più campi da baseball, 2 campi da football (uno è uno stadio di quelli tipici americani che si vedono nei film).
All’interno abbiamo tantissime stanze con i computer, gli armadietti, le classi munite di almeno 3 lavagne di cui una multimediale, gli armadietti, i laboratori per alcune classi (arte, robotica, meccanica, ceramica, etc), gli armadietti, un grandissimo palco che fa da teatro, una biblioteca, gli armadietti, una sala mensa, gli armadietti, una sezione dedicata alla palestra e i meravigliosi ARMADIETTI. Dannazione, quanto diamine amo quei benedetti armadietti! Il solo vederli dal vivo è stata un’emozione incredibile che non dimenticherò mai, perché per me sono il simbolo dell’America. Soffermandomi un attimo sulla sezione della palestra, cercherò di spiegarvi com’è strutturata. Abbiamo una zona dove c’è proprio la classica palestra (che in realtà sono tre palestre attaccate e separate da dei divisori) al di sopra della quale si eleva un percorso circolare per i corridori che vogliono allenarsi. Sempre sopra la palestra si hanno varie classi adibite ad uso sportivo (una vera è propria palestra con attrezzi per i muscoli, una stanza per il club di wrestling, etc.). E con questo ho finalmente finito la parte dell’attrezzatura, che sinceramente speravo venisse più corta, ma purtroppo le cose da dire sono troppe.

CLASSI
tipica classe americana
Passiamo alle classi. Innanzitutto, è necessario sapere che le classi hanno una durata a trimestri (che sono 3) ed alcune possono durare anche 2 trimestri. Cosa fantastica è che sei tu a scegliere le classi, di cui alcune però sono obbligatorie (tipo matematica, inglese, etc.). Non sto qui ad elencarvele tutte, perché sono troppe, ma potete ben immaginare che c’è davvero tutto. Non posso non accennare ai crediti che funzionano in maniera diversa: ogni classe assegna dei crediti una volta superata, questo è tutto quello che so al momento sull’argomento. Per quanto riguarda la durata di ogni classe, non è di un’ora esatta ma qualcosa di più, tipo un’ora e venti minuti. Alla fine di ogni classe puoi o andare nella classe successiva o passare dal tuo armadietto a prendere il materiale necessario per l’ora seguente.
Qui vi elenco le mie classi:

PRIMO TRIMESTRE

DRAW, PAINT, PRINT

SENIOR SEMINAR*

CERAMICS

TECH & DESIGN 1

AMERICAN LITERATURE A

SECONDO TRIMESTRE

CONCEPTUAL PHYSICS A

INTRODUCTION
TO AUTOCAD

BIOLOGY 2
A

PRE-CALC.
DISCRETE MATH A

AMERICAN
LITERATURE B

TERZO TRIMESTRE

//

//**

CONCEPTUAL
PHYSICS B

BIOLOGY 2
B

PRE-CALC
DISCRETE MATH B



  *Senior Seminar è una classe per Senior (dopo vi spiego bene gli anni/gradi) dove si affrontano tematiche attuali, si discute, si legge un libro, si fa volontariato, etc.
**Dove vedete // significa che non ho ancora scelto le classi, questo perché sono indeciso e voglio aspettare qualche mese prima di decidere, così da poter stabilire se posso prendere classi avanzate oppure no.
Track sopra la palestra
GRADI SCOLASTICI
In breve, le High School durano 4 anni, il primo anno le matricole si chiamano Freshman, il secondo anno si è Sophomore, il terzo Junior e l’ultimo anno Senior.
Ora, io sono un Senior e alla fine dell’anno parteciperò alla Graduation (la cerimonia di diploma in cui tutti si vestono con le divise e il cappello eheh) e riceverò un diploma ad honorem.
Piccola osservazione: alcuni Senior sembrano così grandi che scambierei i Freshman per loro figli.

PRIMA SETTIMANA SCOLASTICA

biblioteca
E con questo si conclude tutta la parte tecnica e informativa sulla scuola americana. Spero di non aver saltato nulla, ma probabilmente sì.
Passiamo alla mia settimana, che comincia da Martedì 6 Settembre, giorno in cui è iniziata la scuola. Mi sono svegliato alle 6:00 (mi sveglio tutti i giorni a quest’ora, che trauma) e sono andato a scuola alle 7:00 (sì, è l’ora in cui la maggior parte degli studenti va a scuola). La prima cosa che ho fatto, con il cuore che mi batteva a mille mentre giravo per i corridoi, è stata dirigermi all’armadietto con Max e farmi aiutare ad aprirlo. Non è facile all’inizio perché bisogna essere precisi a inserire la password, quindi ai primi tentativi sbagliavo sempre. Quando ce l’ho finalmente fatta, mio fratello se n’è andato al suo armadietto e io sono rimasto lì a sistemare la mia roba. Ho lasciato lo zaino nell’armadietto, prendendo il raccoglitore e una matita, e mi sono messo ad aspettare che arrivassero le 8:00 (sì, lo zaino non si porta in classe, e sì, non usano penne, solo matita).


Prima classe: arte, che si tiene in laboratorio, è sicuramente la materia che più mi rilassa, perché non devo star lì a concentrarmi sull’inglese, non devo sforzarmi troppo e posso tranquillamente svagarmi e parlare con gli altri ragazzi.
Seconda classe: Senior Seminar è un tormento. Speravo fosse facile, e probabilmente per gli americani lo è, ma non per me. Una quantità di pagine da leggere per casa impressionante, poesie su cui discutere che io non capisco e quindi non posso far altro che tacere e sforzarmi disperatamente di comprendere quello che dicono gli altri quando esprimono i loro pareri. Più volte mi sono affidato al mio vicino di banco, che con una santa pazienza mi ha spiegato come funziona il registro elettronico e spesso la traccia degli esercizi da svolgere. Dio lo benedica. Per giunta, abbiamo da fare una specie di tesina per la fine del trimestre che verrà valutata come esame e fin da ora dobbiamo cominciare a scegliere l’argomento e cominciare a produrla. Una classe difficilissima, insomma. N.B. I posti di questa classe sono stati assegnati fin dal primo giorno.
Coniglio fatto a ceramica
Terza classe: Ceramica è sicuramente un’altra materia rilassante, sebbene all’inizio fosse noiosissima per la parte teorica sul ciclo dell’argilla e sulla sua noiosissima storia.
P.S. Ho creato un coniglio di ceramica di cui vado fiero.
Quarta classe: Tech & Design è una materia che sicuramente adorerò, pe
rché è un corso per ingegneri che prevede la costruzione di modelli 3D al computer di oggetti, case, motori e macchi nari tecnologici.
Per ora, invece, è piuttosto noiosa perché facciamo stupidi esercizietti sulle regole da seguire in classe e sul perché sia importante l’ingegneria nel mondo.
Quinta classe: Letteratura Americana sembra interessante. È la seconda classe più difficile (vi dico solo che abbiamo già fatto un compito in classe su Cristoforo Colombo e un uomo di colore di nome Equiano. Vi aggiorno sul voto che prenderò). Penso che questa materia sia interessante, ma il modo in cui è insegnata mi risulta piuttosto banale (non facile, eh. Perché leggere testi in inglese è cogliere i significati reconditi e filosofici degli autori non mi è mai sembrato tanto impossibile, persino Dante è più comprensibile) ma da una sola settimana penso di non poter giudicare ancora per bene. N.B. Questa cosa è stupenda: prima di entrare in classe la professoressa, davanti alla porta, ci ha fatto estrarre da un mazzo una carta a caso. Una volta entrati, il nostro posto sarebbe stato quello con la carta corrispondente. Niente corsa per i banchi un’ultima fila, eh già.
Concludo parlando un attimo delle persone. Gli americani sono tendenzialmente chiusi e a loro non interessa fare amicizia con uno straniero, quindi dopo il “Oh, cool!” quando gli dici che sei italiano e che starai lì per un anno, poi non ti danno più retta. Tuttavia, sono stato fortunato, perché A) conoscevo già un sacco di gente stando qui da un mese e B) alcune ragazze davvero gentili mi hanno offerto il loro aiuto per orientarmi e per trovare le altre classi. Una mi ha persino invitato al loro tavolo a mensa. Quindi sì, me la sono cavata davvero bene anche sotto questo punto di vista.
In conclusione, quella che ho appena cominciato è una sfida ardua, a tratti sconfortante ed estenuante a causa della lingua, più volte mi sono sentito abbattuto e incapace di fronte a questa barriera linguistica, ma sono stato io a volerlo, sono io che mi sono messo in gioco per vedere se ero in grado di cavarmela da solo e adesso è il momento di scoprirlo e mettercela tutta. Quindi niente, questo è davvero tutto. Scusate per la lunghezza, spero non sia risultato noioso.

Alla prossima!

martedì 6 settembre 2016

WEEK-END AL LAGO

Hey, everybody! Domani inizia la scuola, quindi per farci un post aspetterò che sia passato il primo giorno, così da avere, oltre ai dettagli tecnici su come essa funzioni qui, anche qualcosa di emozionante da raccontarvi.
Intanto io sono appena tornato da un fantastico week-end (in realtà sono quattro giorni: giovedì sera, venerdì, sabato e domenica) nella piccola casa sul lago di famiglia. Ora, questa casa si trova nel Nord del Michigan, quindi per arrivarci ci abbiamo impiegato circa 4 ore e poco più, ma, vi assicuro, è valsa tutta l’attesa del viaggio. Il posto è stupendo, tranquillo e rilassante come pochi, e di certo non sono mancate le cose da fare, come pescare, fare un giro per il lago con la barca, fare tubing, nuotare, sparare a delle lattine attaccate ad un tronco con un fucile. Davvero, abbiamo fatto di tutto, ma procediamo per gradi.

Appena arrivati io e Max, il mio host-brother, abbiamo sistemato rapidamente tutte le cose nella nostra stanza condivisa (si fa per dire, in realtà abbiamo praticamente solo aperto le valige e buttato tutto in giro a caso) e siamo corsi fuori per un tour del posto.




Praticamente c’era la casa, poi una distesa di prato immensa che si concludeva con un paio di metri di sabbia a precedere il lago e un lungo ponticello sull’acqua che conduceva alla barca. La cosa più bella è che quel posto è immerso nella natura, e credetemi, non c’è niente di più rilassante che stendersi sull’erba di notte con un fuocherello acceso di fianco a te, circondato da alberelli a guardare un cielo puntellato di stelle (perché quel posto ha davvero poche luci, quindi il cielo di notte è spettacolare).
Essendo arrivati di giovedì sera, di cose da fare non ce n’erano molte, quindi mi sono dato alla pesca nella speranza di poter servire una splendida cena, senza alcun risultato (è colpa della canna da pesca, non mia).



Il secondo giorno siamo andati a fare un giro in barca in quella che più che un lago sembrava una palude, trovando un sacco di pesci e strani animali nel lago che  mi hanno fatto passare la voglia di nuotare (no, scherzo, ho nuotato lo stesso). Ho visto tartarughe marine, anatre, animali di cui non conosco il nome (ed ho persino visto e catturato con Max un Gar Pike (un pesce che si trova da queste parti piuttosto inquietante).


Al ritorno io e Max abbiamo preso un fucile e sparato a delle lattine attaccate ad un tronco, finché il tutto non è sfociato in una gara a chi colpisse nel minor tempo tutte le lattine nascoste dall’altro in giro per la zona (e, per la cronaca, ho vinto io, perché ho nascosto una lattina in un tronco e lui ha perso tempo a trovarla).





Il terzo giorno siamo andati al lago Michigan ed inutile dire che non era un lago ma un mare, tanto che era grande. Per raggiungere il posto abbiamo dovuto scendere delle scale che portavano su una spiaggetta con sabbia ai limiti di un piccolo boschetto. Nel lago c’erano sassi, il che, oltre a dare un fastidio mostruoso ai piedi, aveva il vantaggio di rendere l’acqua incredibilmente pulita.

Ma era fredda. Gelida! Ghiacciata! Il mio primo pensiero è stato “Non possiamo farci il bagn…” ma nemmeno il tempo di finire di formulare la frase che vedo Max e la mia host-mom già immersi nell’acqua allegramente. E quindi hanno costretto pure me a buttarmi. Ora, io sono una di quelle persone che odiano il freddo e che per costituzione non resistono molto nell’acqua fredda, quindi immaginate il mio trauma nell’immergermi in quel ghiacciolo. Però, d’altra parte, quell’acqua era davvero troppo bella per non farsi un bagno, quindi ne è comunque valsa la pena.

Infine, l’ultima cosa che abbiamo fatto è stato il Tubing, ovvero venire trainati dalla barca mentre siamo su un gommone, o, in altre parole, una delle cose più divertenti che io abbia fatto fin ora. Davvero, è stato qualcosa di fantastico, e non tanto per l’atto in sé, quanto più perché cercare di aggrapparsi in due su un gommone è davvero arduo, quindi potete ben capire le risate che ci siamo fatti io e Max quando cercavamo di aggrapparci l’un l’altro nel disperato tentativo di non cadere (un piccolo appunto: questa attività è davvero estenuante per tutti i muscoli del corpo).

Dunque, questo è quanto successo in questo fine settimana pre-scuola. Sicuramente (giuro) il prossimo post sarà sulla scuola, quindi tenetevi pronti. Enjoy!